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L’ esclusiva Siae sui diritti d' autore è agli sgoccioli, infatti dal 1° gennaio 2018 in Italia potranno nascere nuove agenzie di collecting del diritto d’autore, purché risultino enti non a scopo di lucro.

Il governo inserirà in legge di bilancio una proposta di modifica del decreto legislativo 15 marzo 2017 n. 35 che recepisce la direttiva Barnier e, insieme, dell’articolo 180 della legge 633 del 22 aprile 1941, ossia quello in cui sta scritto che «l’attività di intermediario è riservata in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori».

Questa proposta è necessaria per il recepimento della Direttiva 2014/26/Ue sulla liberalizzazione del diritto d’autore. Un recepimento a lungo atteso e dibattuto in Parlamento, arrivato e subito oggetto di una delicata trattativa tra Roma e Bruxelles, avendo quest’ultima chiesto modifiche alla prima impostazione che, attraverso il Dlgs 35, aveva inteso dare il ministero dei Beni culturali attraverso il ministro Dario Franceschini.

L' attività di intermediazione si aprirà agli organismi di gestione collettiva degli altri Stati membri della Ue, mentre le entità di gestione indipendente potranno continuare a operare su suolo nazionale associandosi con gli organismi di gestione collettiva.

Dopo l' incontro di Franceschini con la commissaria europea per l’economia digitale Mariya Gabriel, sottoponendole una revisione completa della disciplina italiana: «Le società di collecting – recita la nota Mibact diffusa dopo l’incontro – devono essere senza scopo di lucro e/o controllate dai propri associati autori ed editori; non devono operare alcuna discriminazione nei confronti dei titolari di diritti, sia gestiti direttamente che attraverso accordi di rappresentanza; devono pubblicare bilancio d’esercizio, relazione di trasparenza, condizioni di adesione e tariffe; devono essere in grado di concedere licenze multiterritoriali, ovvero strumento di one stop shop di offerta legale di contenuti. Gli organismi di gestione collettiva devono quindi fondarsi e operare sulla base di criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori».

Il rischio è che il diritto d’autore in Italia diventi, da monopolio a riserva di caccia.

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